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Sabato 16 marzo 2019, alle ore 10, presso la Sala di Rappresentanza della Biblioteca Civica “F.C.Rossi” di Cairo Montenotte, all’interno del Palazzo Scarampi, in Via Ospedale Baccino 28, sarà presentato il libro: “Le nuove frontiere della condizione minorile. Un suicidio generazionale”, scritto dalla pedagogista Tamara Boccia e dall’operatore penitenziario Antonio Turco, che offre una visione molto articolata delle problematiche e dei drammi individuali e collettivi vissuti dalle nuove generazioni adolescenziali.

Alla presentazione, organizzata dall’Amministrazione Comunale, dall’Associazione Italiana Cultura Sport – Circolo Anima, dal Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con il contributo della Fondazione “Agostino De Mari”, interverranno: Paolo Lambertini, Sindaco di Cairo Montenotte, gli autori Tamara Boccia e Antonio Turco,  Giuseppe Zito, Generale della Polizia Penitenziaria e Ilaria Caprioglio, Sindaco di Savona.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

“Le Nuove Frontiere della condizione minorile
Un suicidio generazionale”

Scritto dalla pedagogista Tamara BOCCIA, che ha offerto molti spunti sulla storia di quella categoria dottrinale che potremmo definire “pedagogia solidaristica” e dall’operatore penitenziario Antonio TURCO, il libro offre una visione molto articolata delle problematiche e dei drammi individuali e collettivi vissuti dalle nuove generazioni adolescenziali.

L’obiettivo dell’opera non è soltanto offrire una ricostruzione pedagogica e psicosociale (con cenni anche al dato normativo) di un fenomeno sociale (esemplato dalla crescita della violenza minorile), ma anche di indicare le possibili strade da percorrere per contenerlo e combatterlo, contenute entro una visione “organicistica dell’educazione”.

Il “fallimento educativo” è senz’altro causa degli attuali fenomeni di marginalità, molto diversi dal passato e connotati da un aumento del livello di violenza espresso dalle nuove generazioni. Ed è un fallimento che trova le sue radici non soltanto nella famiglia, nella società e nella scuola, ma anche nell’inadeguatezza delle politiche economiche, sociali e culturali, specie nel Mezzogiorno. Tutto ciò contribuisce a delineare il percorso di connotazione generazionale offerto nel libro e ad auspicare un radicale cambio di direzione, che trova preciso fondamento nel testo costituzionale, in nome di quel “rispetto delle differenze e delle diversità” che “si deve trasformare in qualcosa di coraggioso e di accogliente, la “solidarietà”. Su quest’ultimo punto l’importanza del ruolo dell’operatore è ben rilevata, in nome anche del principio di sussidiarietà, senza però mettere in ombra la centralità di politiche pubbliche che invertano la rotta segnata negli ultimi anni da un pericoloso e miope “egoismo generazionale”.

Specifico spazio è ovviamente dedicato alla questione del passaggio del minore nel circuito dell’esecuzione penale, che deve essere orientata, come previsto anche dalla normativa vigente, dall’adozione di misure idonee a non interrompere i processi educativi in atto (con la conseguente connotazione della risposta detentiva quale extrema ratio), nonché dalla determinazione di un percorso di responsabilizzazione dell’autore del reato, espressa in diverse forme giuridiche (mediazione penale, giustizia riparativa, sospensione del processo con messa alla prova). È in quest’ambito, più che mai, che occorre credere e puntare su una “scommessa formativa” che abbia tra i suoi obiettivi la formazione professionale e pratica come alternativa possibile ad una costruzione di un percorso sociale adeguato e una “scommessa pedagogica” che abbia tra i suoi obiettivi primari lo sviluppo della “relazionalità”, da far maturare impiegando diversi strumenti, tra i quali, senz’altro, quello del teatro e della drammaturgia penitenziaria, strumenti, nati e consolidatisi nel mondo della giustizia minorile e oggi presenti anche in molte progettualità sociali