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All’esplosione del Primo conflitto mondiale non si mobilitano solo gli eserciti, ma anche le redazioni dei giornali. Il nemico numero uno dei quotidiani, in Italia come negli altri Paesi belligeranti, è la censura. Rigorosa, micidiale, arcigna. Eppure gli inviati speciali vengono mandati nei luoghi delle battaglie, con il compito di raccontare quello che succede sul Carso, sull’Isonzo e sul fronte di ghiaccio che dallo Stelvio e dall’Ortles scende verso l’Adamello, le Dolomiti, il Pasubio e Asiago. Ma non possono raccontare tutto e descrivere in dettaglio la tragedia della guerra nel fango delle trincee e a tremila metri di altezza: il morale dei soldati e del Paese deve rimanere alto, sempre e comunque.